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Queen & Paul Rodgers - The Cosmos Rocks

domenica, 28 settembre 2008

1. Cosmos Rockin’The Cosmos Rocks
2. Time to Shine
3. Still Burnin’
4. Small
5. Warboys
6. We Believe
7. Call Me
8. Voodoo
9. Some Things That Glitter
10. C-lebrity
11. Through the Night
12. Say It’s Not True
13. Surf’s Up… School’s Out!
14. Small Reprise

Saro’ sincero: da questo album non mi aspettavo nulla di sconvolgente. Ho sempre visto con un certo disgusto reunion, rimescolamenti e tutta quella serie di minestre riscaldate che sembrano dover stare in piedi per forza, come uno stanco nonnetto il giorno del suo novantottesimo compleanno, con i nipoti accanto che lo compatiscono, stanchi anch’essi di sentire per l’ennesima volta di quando il loro progenitore festeggio’ il suo compleanno al fronte, con una torta di fango e un caricatore di munizioni extra con tanti auguri e cento di questi giorni dal generoso capitano.

Nonostante questo ho voluto ascoltare comunque The cosmos rocks, il lavoro che suggella il ritorno alla ribalta di uno dei gruppi piu’ poliedrici e piu’ acclamati (e forse alle volte anche lievemente sopravvalutati) dei nebulosi anni 80.
Questa recensione potrebbe girare intorno a come l’assenza del carismatico Freddy Mercury riesca a farsi sentire in ogni piega di questo disco, al fatto che il buon Paul Rodgers non sia in grado di reggere il duro confronto con il suo predecessore e che Brian May e compagni siano ormai vicini alla pensione, ma non e’ di questo che ho intenzione di parlare, anche perche’ fondamentalmente non sono pensieri che condivido in pieno. Quello di cui parlero’ e’ di un album che non ha molta voglia di stupire, vuole solo raccontare la storia del suo compleanno al fronte, che poi sia veramente la sua storia o quella di un commilitone poco importa, il solo raccontare basta a poter dire “sono vivo, sono qui, ora..”. Ma la cosa non mi meraviglia piu’ di tanto. Come dicevo, non mi aspettavo che questi nuovi Queen avessero voglia di riscrivere la storia del rock. Occasioni del genere capitano una volta nella vita, loro l’hanno avuta, l’hanno raccolta e portata al massimo dei giri ed ora gongolano gioiosi nella loro culla di fama e ricordi.
Parliamoci chiaro, The cosmos rocks NON e’ un pessimo album. Paul Rodgers e’ un ottimo frontman, con una canna non indifferente nonostante i sui 59 anni, e sono lodevoli i sui sforzi nel tentare di non assomigliare a Freddy (anche perche’ il buon Paul ha un bel po’ di storia alle sue spalle e non ha di certo bisogno di raccogliere scettri altrui per farsi ricordare) dalla voce al songwriting. Affianco a lui, la solida struttura che ha permesso a Freddy Mercury di decollare verso l’olimpo del rock: Brian May (che resta ancora uno dei miei chitarristi preferiti) e Roger Taylor. La voglia di suonare di certo non manca e si sente, sia da questo album sia dal carrozzone di live che portano in giro gia’ da qualche anno, come per ricordare ai fans che i Queen esistono ancora, con un’altra anima, ma con lo stesso corpo seppure affaticato. Quello che accade durante l’ascolto di The Cosmos Rocks, pero’, e’ un’insieme di strane reazioni che vanno dalla perplessita’ alla tenerezza fino al bruciore di stomaco, dovuto a quella fastidiosa ulcera che si imbestialisce ogni qualvolta le cose non vanno come dovrebbero. Dove sono i Queen in questo album? Dov’e’ finita la loro poliedricita’? Perche’ non hanno chiamato questo progetto con un altro nome tipo, che so, The kings, The undressed queen, Brian Roger & Paul? Cazzo, come Queen avete delle responsabilita’ e io a queste cose ci tengo! Probabilmente anche sotto altre vesti il mio giudizio sarebbe rimasto invariato, ma quanto meno mi sarei evitato il bruciore di stomaco cercando qualcosa che potesse giustificare il nome Queen.

Quello che abbiamo qui e’ un disco Rock, semplice e chiaro, con alcuni richiami al passato di Paul Rodgers e ai piu’ vicini anni 80 ma il sound originale della band inglese stenta a farsi sentire, come un gatto che si lamenta da dentro una scatola nel bel mezzo di una festa di rinoceronti.
Si inizia con il Rock’n roll infuocato di Cosmos Rockin, ben suonato e ben interpretato che lascia ben sperare. Con il proseguire del brano e’ chiaro che non e’ cosmos rocking in se a far ben sperare, e’ il rock’n roll che piace sempre e comunque, come il peperoncino: dove lo metti sta bene.
Seconda traccia, Time to shine, forse i rinoceronti si sono fermati a bere ed ecco il micio Queen uscire timidamente dalla scatola. Un brano particolare che forse merita piu’ di un ascolto.
Avanti con Still Burnin’, brano rock che sara’ per lo stile di Paul, sara’ per il ritmo cadenzato, ricorda molto la produzione dei Free. Anche qui dei Queen neanche l’ombra. All’urlo di “Rock’n roll never die” credevo che mi avessero venduto un disco fasullo e mentre penso a come denunciare il venditore ecco che il gatto salta fuori dalla scatola: stomp stomp cha, stomp stomp cha.. strabuzzo occhi e orecchie. E’ proprio il ritmo di We will rock you che sento uscire dalle casse! La cosa genera in me un’insolita ilarita’: che abbiano inserito questo richiamo per far ricordare al pubblico che quello che stanno ascoltando e’ ancora un disco dei Queen?
Proseguiamo con Small, una delicata ballata che e’ un inno alla sana solitudine di cui ogni tanto tutti abbiamo bisogno ["Everyone needs a place they can hide / Hide away find space to be alone"]. Registriamo un ottimo solo di Brian May che torna ad emozionare con il suo inconfondibile sound.
Traccia numero 5, The Warboys. Il piedino sull’acceleratore si appesantisce ed ecco che dal cilindro i nostri amati tirano fuori un brano Hard Rock che sembra uscito dalla discografia degli Skid Row. Il sound anni ‘80 fa da padrone ad un brano che sembrerebbe di denuncia verso i signori della guerra ma che personalmente ha lo spessore di una foglia di fico.
A seguire abbiamo We Belive, brano che risponde a The War Boys sul tema della guerra con un messaggio di pace e di ottimismo verso cio’ che il destino ci riservera’. Un brano sicuramente sentito che pero’ non riesce a convincermi nonostante i ripetuti ascolti.
Andiamo avanti con il rock frivolo di Call me, un brano dall’atmosfera spensierata che smorza decisamente i toni delle canzoni precedenti.
Giro di boa, cambio campo, siamo a meta’ disco e fin’ora le aspettative che mi ero fatto purtroppo non sono state deluse. Ammetto che questo mi fa quasi desistere dal continuare l’ascolto ma il dovere mi chiama.
Pausa pranzo e si ricomincia con Voodoo, un bel brano dalle atmosfere bluesy che lascia libero sfogo al buon Brian. I Queen ce li siamo persi strada facendo, ma va bene cosi perche’ qui e’ il cuore a parlare: con Voodoo ci godiamo questi quattro minuti di sincerita’.
Quello che segue Voodoo e’ una semi ballata piatta e piuttosto fastidiosa: Some things that glitter che secondo me non merita piu’ di un ascolto superficiale.
Si ritorna al rock con C-lebrity dove chitarroni e coretti alla Who ci ridestano dal torpore di Some things that glitter. Benedetto sia il rock quando viene a salvarci in queste infauste occasioni! Anche qui Paul e compari ci danno dentro pesantemente, dando vita ad un brano interessante ma che non va oltre questo.
Siamo quasi giunti al termine e sara’ forse l’ora tarda, sara’ forse che il senso di noia si e’ ormai insinuato nelle mie narici inebriandomi capacita’ uditive e visive, i successivi due brani sono passati senza alcun guizzo: Through the night e Say it’s not true. Ormai e’ chiaro: le pile si sono scaricate, le idee iniziano a scarseggiare e la lucidita’ a vacillare.
E ora di mandare a nanna i nostri eroi, di spegnere la luce e abbandonare le palpebre alla merce’ di Morfeo, ma non prima di Surf’s Up… School’s Out che ci da la spettinata della buonanotte. L’urlo animalesco di Paul nella intro del brano ci risveglia e fa sperare nella zampata finale di questo disco che decolla a fatica e quando riesce a librarsi in volo, nell’apice dello sforzo, cade rovinosamente a terra. Inutile dire che la zampata finale non c’e’ e anche Surf’s up va a finire nel cumulo delle “buone intenzioni”.
Insomma se siete abbastanza coraggiosi da ascoltare questo disco convincendovi che i musicisti che ci sono dietro non sono gli stessi di I want it all, Bohemian Rhapsody, A kind of magic e Radio ga ga nonostante la copertina dica il contrario, beh… buon ascolto!